La disgrafia è, con la disortografia, la dislessia e la discalculia, uno dei disturbi specifici dell’apprendimento (DSA) riconosciuti dalla Legge n. 170 del 2010. Si manifesta con l’avvio del bambino all’attività scolastica, quando cioè inizia il suo apprendimento della letto-scrittura, e si presenta con la difficoltà a riprodurre lettere e numeri in modo scorrevole e con forme grafiche proporzionate e distribuite in maniera armoniosa nello spazio. Si tratta di un disturbo grafomotorio che non ha alcuna implicazione con l’intelligenza del bambino né con una situazione di svantaggio culturale; l’origine della disgrafia, infatti, è neurobiologica ed è presente nel bambino fin dalla nascita. Diversa dalla disgrafia è un altro disturbo della scrittura, la disortografia; quest’ultima riguarda la correttezza ortografica dei testi scritti. Spesso la disgrafia può presentarsi insieme ad altri disturbi di apprendimento.

Come riconoscere la disgrafia?

La disgrafia, si è detto sopra, si manifesta durante l’apprendimento della scrittura anche se, per poterla diagnosticare con esattezza, occorre che il bambino abbia completato la fase di acquisizione delle conoscenze di base nella lettura e nella scrittura.

I primi segnali si presentano quando il bambino comincia a tracciare le prime lettere dell’alfabeto. Tuttavia anche prima è possibile cogliere delle difficoltà, soprattutto sotto l’aspetto motorio, che possono essere predittive di un problema futuro nella scrittura. Ad esempio, bambini che tendono a muoversi in modo goffo, con poca scioltezza o in modo nervoso, che inciampano spesso, hanno difficoltà ad andare in bicicletta o hanno uno scarso coordinamento, sono da tenere sotto controllo.

Bisogna, dunque, osservare principalmente i movimenti compiuti dal bambino mentre gioca, disegna o scrive, la postura da seduto, la rigidità della spalla e del braccio e la presa dello strumento utilizzato, oltre al modo in cui tiene impegnata la mano a riposo. E poi il modo in cui gestisce lo spazio della sua espressione e della comunicazione, come distribuisce le forme grafiche sulla pagina, il rispetto dei margini del foglio, lo spazio tra le lettere, le parole e le righe, la capacità di mantenere la direzione di queste ultime, i legamenti tra le lettere e poi l’intensità della pressione esercitata dalla mano sul foglio, la variabilità nella direzione dei movimenti.

Anche la difficoltà a riprodurre forme geometriche semplici o a disegnare in modo adeguato rispetto all’età sono indicatori del livello di apprendimento della scrittura manuale. Il mantenimento delle proporzioni rea le lettere e tra le parole, le eccessive angolosità sono altri elementi di cui tenere conto. Un altro aspetto da tenere sotto controllo è la difficoltà del bambino a eseguire la copia di parole e frasi dalla lavagna. Naturalmente bisogna considerare che problemi noti di vista, udito, linguaggio o di motricità possono interferire nell’apprendimento e nell’automatizzazione delle attività di letto- scrittura.

Gli effetti sull’autostima

Oltre agli aspetti pratici cui prestare attenzione nel rilevare un disturbo di apprendimento, è molto utile osservare l’atteggiamento del bambino, soprattutto se tende a evitare il disegno o la scrittura manuale o a non voler mostrare i suoi quaderni.

Questo perché percepisce la sua inadeguatezza a soddisfare le richieste della scuola e della famiglia, nonostante i suoi sforzi spesso notevoli. La frustrazione che ne deriva può portare a una perdita dell’autostima del bambino e generare atteggiamenti e comportamenti negativi verso se stesso e verso insegnanti, compagni e familiari. Per questo bisognerebbe evitare di ripetere continuamente al bambino disgrafico (o che si sospetta che lo sia, in attesa di una valutazione) di impegnarsi di più o, peggio, di valutare in maniera negativa i suoi testi scritti, giudicandoli illeggibili e disordinati.

Purtroppo le sue prestazioni deficitarie non dipendono da lui e il recupero può essere possibile solo se aiutato attraverso un percorso specialistico adeguato.